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Rappresentanza ufficiale all’insediamento del nuovo Arcivescovo di Perugia

Riflessioni su una giornata di spiritualità ed amicizia all’insegna della “Fraternità silvestrina” di Paolo Sabbatini di Rancidoro

Il giorno 11 settembre 2022, la delegazione regionale dell’Umbria si è recata a Perugia, in un pomeriggio caldo di temperatura, di tensione e di affetto per la consacrazione del nuovo Arcivescovo Monsignor Ivan Maffeis.

Pastore d’anime ancora giovane ma con una ricca esperienza alle spalle, egli arriva da Rovereto sulle orme del grande Antonio Rosmini. Il nuovo Arcivescovo è stato definito un pastore con lo zainetto, viste anche le sue origini nelle montagne del Trentino.

Neanche a farlo apposta, con il mio usuale zainetto nero ho avuto l’onore di rappresentare la Presidenza, considerato anche il recente ufficio di V. Segretario Generale.

La Delegazione era guidata dal delegato per l’Umbria il B.ne Angelo Larocca, sindaco di Monteforte d’Orvieto, accompagnato da due dignitari.

La cerimonia era prevista alle 16. Sono partito da Roma nel primo pomeriggio, conscio del grande incarico che mi era stato affidato dal Rettore Presidente Mons. Casolini di Sersale, a cui va tutta la mia gratitudine per un evento tanto commovente quanto rappresentativo del prestigio che la nostra Associazione sta acquisendo sempre più di giorno in giorno.

Non nascondo una certa trepidazione dovuta anche alla preoccupazione di arrivare in tempo, malgrado una tappa d’obbligo alla Farnesina, anche di domenica, per curare una piccola emergenza d’ufficio subito risolta. Ero appena tornato da una missione di due giorni a Bruxelles per discutere un progetto multilaterale che confermerà all’Italia il ruolo di potenza culturale europea che le spetta.

Dopo una volata sull’autostrada del sole e la comodissima bretella che lega il Lazio e l’Umbria, seguendo concitatamente le istruzioni telefoniche del Sindaco Larocca, sono arrivato appena in tempo per riunirmi con i confratelli Silvestrini e con i membri delle altre entità cavalleresche nel salone riservato per noi prima di entrare nella cattedrale.

I chiostri, gli ambulacri, i corridori erano in preda alla più grande agitazione. Centinaia di sacerdoti, concelebranti, forze dell’ordine, vescovi e dignitari, chierichetti, invitati e fedeli affollavano tutto lo spazio disponibile e c’è voluta tutta la forza di quarant’anni di relazioni internazionali … a forza di gomito per arrivare fino alla scalinata d’onore dove erano i posti riservati per noi.

Grande onore, come scrivevo, perché al sodalizio Silvestrino erano stati attribuiti i primi posti, accanto ai Cavalieri di San Gregorio Magno, per sancire la priorità dovuta a un ente ecclesiastico di diritto canonico quale la nostra Associazione.

seguivano i confratelli dell’ordine di Malta, tra i quali ho salutato con enorme affetto il mio caro amico Filippo Orsini di Todi; forte e qualificata presenza anche dei Cavalieri del Santo Sepolcro, dei Cavalieri dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, nonché le numerose confraternite locali.

La mia gioia ha raggiunto il culmine quando ho scorso, tra i vescovi concelebranti, il caro Monsignor Nazareno Marconi Vescovo di Macerata, a cui mi lega un personale affetto e la collaborazione nelle attività dedicate alla memoria del grande gesuita maceratese Matteo Ricci, Apostolo della Cina.

La concelebrazione è stata un crescendo di tripudio e di magnificenza. La cattedrale gremita ha risuonato delle musiche celesti dell’ organo sapientemente gestito dal Maestro della Cattedrale, in omaggio alla nobile tradizione della grande città di Perugia.

Con commozione la folla ha accompagnato la Schola Cantorum con le note alate del Veni Creator Spiritus, momento solenne della consacrazione. Le melodie antiche ritornano ancora una volta nel nome del rituale di una così eccelsa cerimonia.

Alla Comunione il parossismo dei fedeli è addivenuto al culmine, e anche noi, in un momento di così intensa spiritualità, abbiamo partecipato e confermato la nostra fede cristiana accostandoci al Sacramento con le migliaia di altri fedeli presenti. Alla fine della celebrazione, le parole commosse del nuovo Arcivescovo hanno indicato come il suo cammino pastorale sarà improntato alla semplicità: egli stesso ha dichiarato che di fronte a sé ha una tabula rasa, che deve essere riempita all’occorrenza e all’occasione.

Di fronte a noi erano raccolti in preghiera alcuni rappresentanti delle comunità straniere in Italia che hanno danzato gioiosamente a ritmo di allegri ballabili etnici, africani e ucraini, che hanno fatto un curioso contrasto con le melodie della tradizione.

Alla fine della concelebrazione, la delegazione Silvestrina si è intrattenuta con i vescovi e con il nuovo presule ricevendone monito a perseguire la nostra missione e l’invito a partecipare alle prossime occasioni.